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L'America e l'immigrazione



"Oggi sono stato a El Paso per tracciare le linee di un grande progetto: riformulare il sistema d’immigrazione americano. E’ una questione che riguarda tutti voi, che viviate in una piccola cittadina di frontiera come El Paso o no. Il nostro sistema d’immigrazione riflette il modo in cui definiamo noi stessi in quanto Americani, chi siamo e chi vorremo essere, e il non agire, continuato, pone un alto costo per tutti.
Sono costi umani, che toccano milioni di persone, qui come all’estero, che conoscono anni di separazione e sogni rimandati, e milioni di famiglie di lavoratori i cui salari vengono erosi da datori di lavoro che fanno di tutto per sfruttare una risorsa di lavoro economica.  Anche per questo la riforma del sistema d’immigrazione è un imperativo economico, un passo necessario per rafforzare la classe media, creare nuove industrie e nuovi lavori e far sì che l’America resti competitiva nell’economia globale.  Dal momento che questo è un problema arduo, che i politici a Washington cercano di sfruttare o di aggirare, a seconda delle visioni politiche, il cambiamento ha bisogno di essere guidato da persone come voi.  Così, se siete desiderosi di fare qualcosa per questa situazione, unitevi ora alla nostra campagna per la riforma del sistema-immigrazione. Coloro che saranno parte della campagna, per educare la gente su questo tema delicato e costruire una “massa critica” avranno bisogno che Washington agisca.  In anni recenti, i timori legati alla garanzia di sicurezza dei nostri confini, se fosse sufficiente o da rinforzare, sono stati tra i maggiori ostacoli di una riforma complessiva del sistema. Sono questioni legittime che devono essere affrontate e negli ultimi due anni abbiamo fatto passi da gigante nel rafforzamento della sicurezza e del controllo. Abbiamo più soldati sul campo a garantire la sicurezza del nostro confine sud-occidentale di quanti non siano mai stati impegnati nella nostra storia. Ricerchiamo i datori di lavori che violano consapevolmente le leggi. E rimpatriamo coloro che sono qui illegalmente. So bene che l’aumento dei rimpatri è stato fonte di controversie, ma voglio sottolineare che stiamo concentrando le nostre limitate risorse nel combattere i clandestini violenti e coloro che sono accusati di reati, non le famiglie o le persone che cercano di “sbarcare il lunario”. Così abbiamo affrontato le paure sollevate da coloro che hanno ostacolato il progresso negli anni passati. E ora che l’abbiamo qui a portata di mano, è tempo di costruire un sistema d’immigrazione capace di rispondere alle esigenze economiche del ventunesimo secolo e che rifletta i nostri valori come nazione di leggi e nazione di immigranti.  Oggigiorno concediamo a studenti da tutto il mondo visti per permettere loro di raggiungere lauree in informatica e ingegneria nelle nostre migliori università. Ma le nostre stesse leggi scoraggiano questi ragazzi dal mettere a frutto le competenze acquisite negli Stati Uniti per avviare nuove aziende e business qui da noi. Tutto ciò non ha senso. Dobbiamo quindi smettere di punire i giovani per le colpe dei loro genitori e far passare il DREAM Act così che i giovani possano avanzare nell’istruzione superiore o prestare servizio nelle forze armate del paese che ormai riconoscono come la propria casa. Conosciamo già da tempo gli enormi benefici del flusso di talenti e persone laboriose che ha toccato gli Stati Uniti.  Oltre un secolo fa, l’acciaiere Andrew Carnegie era solo un ragazzo di 13 anni portato qui dalla Scozia dalla sua famiglia in cerca di una vita migliore. Nel 1979 , una famiglia russa in cerca della libertà dall’oppressione comunista portò in America un giovanissimo Sergey Brin, dove sarebbe diventato il co-fondatore di Google.  Attraverso l’immigrazione siamo diventati un motore dell’economia mondiale e un faro di speranza, operosità e spirito imprenditoriale. Dobbiamo rendere più facile per i migliori, i più brillanti, non solo studiare qui in America, ma anche e soprattutto creare qui il loro business e il loro futuro lavorativo. E così che vinceremo il futuro. L’immigrazione è una questione complessa, con la quale sorgono e si alimentano sentimenti forti. Quando abbiamo provato a spingere per un’azione forte e riformatrice abbiamo ascoltato la solita retorica piena di rabbia che ha rimandato per anni una riforma nonostante le numerose e diffuse analisi ci mostrassero che il sistema attuale sta danneggiando pesantemente tutti noi e la nostra economia. Allora Voi ed Io dobbiamo essere quelli che parlano di questa questione nel linguaggio della speranza e non della paura, con le giuste parole per spiegare che le nostre differenze ci hanno resi più forti e che lo saremo ancora, e di più in futuro. Unisciti a questa campagna per cambiare."
Barack Obama